In un precedente articolo del nostro blog abbiamo parlato di ipoacusia da rumore, ovvero di perdita parziale o totale dell’udito provocata dall’esposizione a fonti eccessive di rumore, come ad esempio un martello pneumatico.
Non è un caso che il settore delle costruzioni sia quello in cui si registra il maggior numero di denunce all’INAIL per questo tipo di problematica.
In alcuni casi è necessario affidarsi ad un apparecchio acustico per compensare la perdita di udito.
Com’è facile intuire, però, le protesi acustiche non sono tutte uguali, ne esistono di diverse tipologie, che differiscono per caratteristiche tecnologiche, per forma, dimensioni, costo, funzionalità, destinazione d’uso.
Sarà il medico a stabilire qual è l’apparecchio acustico più adatto alle esigenze del paziente.
Ma cos’è e come funziona un apparecchio acustico? Cerchiamo di capirlo insieme.
Che cos’è un apparecchio acustico?
Un apparecchio acustico è un piccolo dispositivo elettronico che si indossa all’interno o dietro l’orecchio, a seconda del modello.
Essi sono principalmente utili per migliorare l’udito e la comprensione del parlato di persone che hanno una perdita dell’udito causata da danni alle piccole cellule sensoriali dell’orecchio interno, chiamate cellule ciliate.
Questo tipo di ipoacusia è chiamata ipoacusia neurosensoriale. Il danno può verificarsi a causa di malattie, invecchiamento o lesioni da rumore o determinati farmaci.
Com’è fatto un apparecchio acustico?
Ogni apparecchio acustico – con le differenze del caso riscontrabili nei vari modelli – è composto essenzialmente da 5 elementi:
- i microfoni, che rilevano i suoni circostanti;
- il chip computerizzato, che elabora questi suoni e li invia all’amplificatore;
- l’amplificatore, che aumenta il volume dei suoni inviandoli al ricevitore;
- il ricevitore, che riceve i suoni dall’amplificatore e li invia, a sua volta, all’orecchio;
- una batteria.
Semplificando al massimo, gli apparecchi acustici funzionano amplificando il suono attraverso un sistema diviso in tre parti:
- il microfono riceve il suono e lo converte in un segnale digitale;
- l’amplificatore aumenta la potenza del segnale digitale;
- l’altoparlante produce il suono amplificato nell’orecchio.
In questo modo, il paziente affetto da ipoacusia può sentire in modo adeguato.
Le 3 diverse tipologie di apparecchio acustico
Abbiamo accennato prima che oggi, sul mercato, esiste davvero una enorme quantità di apparecchi acustici, ma in generale si dividono in 3 macro categorie:
- apparecchi acustici retroauricolari, costituiti da una custodia in plastica rigida indossata dietro l’orecchio e collegata a un auricolare in plastica che si inserisce all’interno dell’orecchio esterno;
- apparecchi acustici intrauricolari, che si adattano completamente all’interno dell’orecchio esterno e vengono utilizzati per perdite uditive da lievi a gravi;
- apparecchi acustici endoauricolari, che si caratterizzano per avere il ricevitore posizionato completamente all’interno del condotto uditivo, risultando pertanto quasi invisibili.
L’otorino saprà indicare il prodotto più adatto alle esigenze del paziente.
Cosa succede all’orecchio quando arriva il suono?
Quando il suono, rilevato dai microfoni, amplificato e giunto al ricevitore, raggiunge l’orecchio interno, esso converte le onde sonore in impulsi elettrici.
Questi impulsi vengono trasmessi al cervello, che li elabora e li converte in un suono che riusciamo così a comprendere e “decodificare”.
Maggiore è il danno alle cellule ciliate di una persona, più grave è la perdita dell’udito e maggiore è l’amplificazione dell’apparecchio acustico necessaria per compensare la differenza.
Tuttavia, esistono limiti pratici alla quantità di amplificazione che un apparecchio acustico può fornire.
Inoltre, se l’orecchio interno è troppo danneggiato, anche le grandi vibrazioni non verranno convertite in segnali neurali. In questa situazione, un apparecchio acustico sarebbe inefficace.